E' sabato mattina e da poco sono ritornato da far la spesa.
Stasera ho amici a cena ma, prima di mettermi ai fornelli e visto che ho
un'oretta di tempo da dedicarmi, penso che farò un viaggio in internet a
scoprire cosa scrivono gli altri internauti appassionati di cucina come
me.
Non ho un'idea precisa di cosa cercherò e, come al solito,
lascerò che sia il caso a decidere per me. Solitamente mi piace inserire
parole generiche relative al cibo nella barra di ricerca di Google fino a che
qualcosa stuzzichi la mia curiosità.
...
Sono online.
Cliccando
qua e là mi sono appena imbattuto in un blog polacco (chissà come mai
con la traduzione in italiano) il quale mi dà conferma, ahimè, che i
polacchi mangiano la pasta con la marmellata. Su questa loro usanza
avevo sempre scherzato con gli amici ma, devo essere sincero, fino a che
pochi minuti fa non ne ho avuto la prova, sono sempre rimasto col
dubbio che non fosse vera. Un po' come accade con certi miti creati ad
arte per accrescere il mistero su cose a noi sconosciute. O forse il mio
amore per la pasta mi ha sempre impedito di credere che fosse possibile mangiarla
con la marmellata. Eppure è vero, in Polonia lo fanno.
Cito
testualmente quanto riportato in un questo blog a riguardo della pasta
con la marmellata: " La pasta è in certo senso come il pane, è una base
per preparare i vari piatti. Ha un gusto neutro che si compone con molti
sapori."
Nonostante sia una persona democratica che rispetta i
pareri altrui, confesso che accettare tutto ciò mi riesce alquanto
difficile.
Ecco, forse ho trovato il tema che mi intriga.
Prima di
tutto, affermare che la pasta abbia "un gusto neutro" è del tutto
relativo perché bisogna capire a quale pasta si riferisse l'autore del
post: a quella polacca o a quella italiana? Perché la pasta italiana,
quella di buona qualità, è un ingrediente che da solo caratterizza il
piatto, acquisendo la stessa importanza del sugo che la condisce. Altro che
gusto neutro!
Decido di analizzare le motivazioni di questo blogger in modo un po' più...scientifico.
Devo indagare sui motivi di cotanta eresia.
Bisogna
che parta dalla base, per cui preparerò un elenco di salse con cui
possiamo condire la pasta. Non sarà semplice ricordarle tutte ma,
tant'è, da qualche parte devo pur cominciare.
Fatto! Ho elencato decine e decine di condimenti plausibili ma la marmellata proprio non mi è venuta in mente.
Sarà che con la pasta proprio non c'entra nulla?
Uno dei due, tra me e il polacco, sbaglia e non credo di essere io.
Perché
lui mangia la pasta con la marmellata ed io, invece, ammazzerei per un
piatto di spaghetti all'aglio olio e peperoncino cucinati male?
Non
ne vengo a capo. Salto da un sito all'altro cercando articoli su "le
origini del consumo di pasta in Polonia", altri su "la storia della
pasta", ma nulla di quello che leggo pare potrà aiutarmi.
C'è
qualcosa che mi sfugge: se i polacchi mangiano la pasta è molto
probabile che l'abbiano imparato da noi e allora perché la mangiano con
la marmellata, visto che noi non lo facciamo?
Noi abbiamo imparato a mangiare i crauti dai tedeschi e come loro li mangiamo con le salsicce. Mica li mettiamo nel cappuccino!
Sarebbe
facile disinteressarmi della cosa e tagliar corto affermando che i
polacchi, a differenza di noi italiani, non hanno buon gusto nel
mangiare, ma mi sembrerebbe troppo semplicistico, irrispettoso e da
presuntuosi. Eppoi non sarebbe da me. A me piace conoscere ed approfondire.
Quando
si naviga in internet, però, il tempo scorre veloce ed anche oggi la
regola è stata rispettata. L'ora che avevo pensato di mettermi a disposizione
pare volata e, siccome ho da cucinare, sono costretto ad interrompere la
ricerca.
Ho già detto che stasera avrò una cena con gli amici e devo
preparare una marmellata (guarda caso) di peperoni che spalmerò su
fette di pane bruschettate perché, insieme alla favolosa ricotta di
bufala delle nostre parti, mi permetterà di offrire un antipasto niente male (
clicca qui per leggere la ricetta).
...
Eccomi in cucina a lavare i peperoni.
Sono
tre, belli, rossi, lucidi e carnosi. Avevo pensato di prenderne anche
uno giallo ma poi ho evitato. Il rosso con il bianco della ricotta darà
un migliore effetto cromatico.
Li asciugo, tiro fuori il tagliere e
mi preparo a tagliarli, visto che dovrò farne una "dadolata". Inizio dal
primo. Elimino il peduncolo e mi appresto a tagliarlo a coste ma prima
mi soffermo ad ammirarne la forma, bella, leggermente conica, soda. Mi
fa pensare ad un contenitore per alimenti. Sarebbe ottimo da fare
imbottito secondo la nostra ricetta casertana. E perchè no, imbottito
anche con la pasta. Effettivamente è vero: la pasta può adattarsi a molte ricette.
Questo mi fa ripensare agli spaghetti con la marmellata dei polacchi,
tanto che al momento mi nasce una domanda illuminante: fanno lo stesso
anche i polacchi che vivono in Italia, cioè anche loro mangiano pasta
con la marmellata, oppure, seguendo il nostro esempio, hanno smesso di farlo?
Ecco
che la frenesia della mia curiosità mi prende di nuovo. Vorrei tornare
al web ma la ricetta per la mia marmellata di peperoni non può farsi da sola.
Non importa. La curiosità di capire è troppa, per cui urge internet e quindi lascio i peperoni e torno al PC.
...
Sono su Google e digito "pasta con la marmellata".
Inizio a navigare, soffermandomi su tutto quello che mi sembra utile per capire.
Poi, senza rendermene conto, digito la key-word "gusto" e finalmente arrivo su una voce interessante:
sinestesia.
Clicco sul link ed una eruzione di pensieri esplode nel mio cervello,
come quando si apre la scatola di un puzzle e le tessere sono tutte lì
ma disordinate.
Leggo e credo di intuire che la sinestesia è in qualche modo la risposta alle mie domande.
Come ho fatto a non pensarci prima? Non lo so, ma non ci ho pensato.
Ok,
confesso: in realtà non sapevo nulla della sinestesia, neanche ne
conoscevo l'esistenza, ma in internet è possibile imparare tante cose.
Può darsi che sia a buon punto nella mia ricerca, perché scopro
che la sinestesia è un fenomeno che dipende dal modo in cui ci si
relaziona col mondo esterno e si manifesta collegando gli oggetti o le
situazioni che viviamo con le sensazioni che essi stessi ci hanno già fatto
provare. Pare, da quanto leggo, che la relazione tra oggetti/situazioni e
l'attività del nostro cervello può essere talmente stretta che alcune
persone sono in grado, addirittura, di descrivere il sapore di un colore
o provare il calore della propria casa quando entrano in un ristorante.
Questo fenomeno si ripete ogni volta che si viene in contatto con lo
stesso oggetto o si ricrea una situazione già vissuta, come se la
percezione archiviata nel cervello risaltasse fuori al momento
giusto. Lo psicologo che spiega la sinestesia sul sito al quale sono
connesso dice che questo fenomeno accade perché siamo in grado,
inconsciamente, di preallarmare i nostri sensi, anticipando le
percezioni della realtà, scaricando ogni volta tutti i "file" archiviati
nel cervello in occasione delle analoghe esperienze precedenti.
Sono quasi certo che tutto ciò possa avere attinenza anche con i nostri gusti
alimentari, quindi credo di esser giunto ad un punto cruciale della mia
ricerca. Ma non basta: se la sinestesia è collegata alle nostre singole
esperienze, in che modo questo fatto risponde alla mia domanda sugli spaghetti con la marmellata? Mi sembra chiaro che il polacco che condisce gli spaghetti con la marmellata lo fa perché collega il sapore finale a qualcosa di già conosciuto. Si tratta della sua ricetta per la pasta.
Inizio
a mettere le tessere del puzzle al loro posto quando, guarda caso,
finisco su Wikipedia che definisce la cucina come "...un'arte
sinestetica, il cui messaggio passa attraverso sapori, profumi,
sensazioni tattili (consistenze, temperature), sensazioni visive e, in
una certa misura, anche suoni" (
http://it.wikipedia.org/wiki/Culinaria).
Ma guarda!
A
questo punto l'indizio comincia ad essere quasi una prova: la
sinestesia c'entra, eccome, con i nostri gusti alimentari, poiché le
ricette rappresentano situazioni che si ripetono e da cui scaturiscono
sensazioni a noi già note.
Infatti cosa accade quando ordiniamo un
piatto al ristorante o ci proponiamo di prepararcelo a casa? Se
conosciamo la ricetta o i suoi ingredienti la immaginiamo già finita
e fumante nel nostro piatto e tutti i sensi, il gusto, il tatto,
l'olfatto, la vista e anche l'udito si predispongono a quello che ci
aspettiamo di mangiare ed a come lo cucineremo. Per questo motivo
resteremo delusi se non rispetterà le nostre aspettative.
Nel creare o riproporre una ricetta, quindi, si gioca con le sensazioni prevenendo le percezioni.
Bene, ho scoperto abbastanza sull'influenza della sinestesia in cucina ma non
credo che essa da sola basti a giustificare i seri rischi che correrebbe
un polacco nel servirmi spaghetti con la marmellata. Casomai anche scotti!
Spero di trovare presto la soluzione ai miei dilemmi perché i peperoni mi aspettano.
Decido,
a questo punto, di fare un ragionamento a ritroso e parto dal fatto
assodato che può capitare che una ricetta ci deluda.
Immaginiamo di
trovarci di fronte ad una lasagna. Potrà non soddisfare le nostre
aspettative ma, a meno che il cuoco non abbia usato ingredienti andati a
male, sarà molto difficile che risulterà ripugnante come dover mangiare
un uovo fecondato con l'embrione già sviluppato.
Perché faccio un
esempio del genere? Perché nel sud-est asiatico si nutrono di uova
fecondate e, poiché si usa dire che è buono tutto ciò che piace, devo
pensare che a loro piaccia mangiarle. Come ai polacchi piace mangiare la pasta con la marmellata.
Facendo in modo che il mio ragionamento a ritroso parta da ciò che piace, sento che in qualche modo comincio ad avvicinarmi al bersaglio.
La
domanda che sorge spontanea adesso è: perché chi cucina (soprattutto il grande
chef), difficilmente sbaglia la scelta di un menu? o meglio, perché il
cuoco asiatico cucina un uovo con dentro l'embrione fecondato ed è certo
che nessuno starà male per il disgusto?
Se ci facciamo caso, ogni cuoco prepara i piatti secondo quelli che ritiene siano i gusti di
chi li mangerà e, di solito riesce ad accontentare un po' tutti. Ciò non
accadrebbe se non esistesse un recinto di tipo psicologico ben
delineato e molto resistente che ci condiziona anche nei gusti
alimentari, uniformandoli: le tradizioni culturali da cui discendiamo.
Tutti
i comportamenti umani, anche quelli a tema gastronomico, dipendono
dalle tradizioni culturali, tanto da indirizzare fin da giovani i gusti
alimentari di ognuno. Infatti, mangiamo soltanto ciò che è ritenuto
giusto secondo i canoni culturali della nostra comunità di appartenenza,
mentre ci si disgusta di fronte ad alimenti per noi inusuali, come nel
caso dell'uovo fecondato di cui sopra (ecco perché in Asia cucinano uova
fecondate, mentre noi lasagne e orata al cartoccio).
La forza della
tradizione è tale che gli stessi processi sinestetici ne siano
condizionati, visto che i nostri sensi si preallarmano solo per qualcosa
che già conosciamo e che, quindi, per noi è "tradizionale". Quindi la
sinestesia, controllata dalla cultura, fa in modo che noi italiani
pensando al cibo immaginiamo certi piatti, mentre un asiatico ne pensi altri ed un polacco possa "sognare" la sua pasta con la marmellata.
Sembra palese, quindi, che l'arte di
preparare il cibo sia qualcosa che va oltre il semplice atto del
cucinare, diventando uno strumento di comunicazione culturale, tanto
all'interno della propria gente quanto verso gli stranieri.
Pensiamo a
quanto sia facile, attraverso il cibo, comunicare chi siamo e da dove veniamo: se
offrissimo la pajella saremmo ritenuti sicuramente spagnoli, il cous
cous ci dichiarerebbe maghrebini, il sushi giapponesi e gli spaghetti
con la marmellata...polacchi.
A questo punto viene da chiedermi: siccome le culture dei popoli sono contaminabili (un tempo
accadeva attraverso le dominazioni mentre oggi ci pensano soprattutto i
flussi migratori), la stessa contaminazione culturale è in grado di
rimodellare i comportamenti in cucina, ricondizionando la sinestesia dei gusti
attraverso nuove esperienze?
Sarà possibile che una nuova
"contaminazione culturale" possa eliminare l'uso della marmellata sulla
pasta?
Bene, accertata l'importanza della
sinestesia sulla cucina e della cultura sulla sinestesia, quale dev'essere il mio sentimento nei riguardi di chi si nutre di spaghetti con la marmellata? Posso tornare a salutarlo? O mi toccherà, mio malgrado, denunciarlo per lesa maestà verso la pasta?
Forse non ci sarà bisogno di essere tanto drastici. Forse lui non ha colpe se si nutre con spaghetti e marmellata perché, alla luce del fiume di parole che ho tirato giù, se i
polacchi hanno imparato a mangiare la pasta sarà perché avranno subìto un iniziale processo di contaminazione da parte di qualche italiano, processo che, per qualche motivo, deve essersi interrotto al momento sbagliato, lasciando che prendessero forza alcuni processi sinestetici del tutto inconsueti tra i consumatori di pasta.
Allora mi chiedo:
- Chi ha insegnato ai polacchi a mangiare la pasta? -
-
E perché questo sadico non gli ha insegnato anche a condirla,
costringendo questi poveracci a mangiare gli spaghetti a colazione e il
sottoscritto a scervellarsi tanto per capire perché lo fanno? -.
Ecco un nuovo mistero da svelare.
Ma ora non è il momento: i peperoni sono sempre di là che mi aspettano e stasera non posso fare cattiva figura.